venerdì 28 settembre 2012

Teilhard: chi era costui


 TEILHARD,chi era costui...



Ha ancora senso parlare oggi di Teilhard de Chardin?
Mentre le punzecchiature di una miope quanto scontata apologetica tenta ancora oggi di “molestare” l’opera di Teilhard val la pena di ricordare quello che il grande storico Arnold Toynbee scriveva su di lui: “Sarebbe un gigante dell’intelligenza se si fosse limitato solo alla paleontologia, ma, di fatto, è anche un poeta e un cristiano, e ciò fa di lui un gigante sia della spiritualità che della intelligenza.  Egli spezza la  barriere specializzate che separano i mandarini accademici, perché possiede un intelletto che va al di là delle convenzionali dicotomie del pensiero”.






In questi pochi tratti balza a gli occhi la figura di un precursore e traspare il carattere essenziale del suo mondo in via di maturazione e di compimento, che poggia le basi sull’universo per giungere a Dio con la crescente maturità dell’uomo.
Girando per il Web ci si rende conto che  ci sono ancora scienziati, filosofi, teologi, e anche semplici cittadini ( e molti sono  cattolici, n.d.r.)  che ancora, forse perché non hanno letto l’opera di  Teilhard , si ostinano a condannarlo come colui che vuole rivoluzionare il cristianesimo, vuole abolire il dogma del peccato originale, il dogma dell’Immacolata concezione, ecc…( ricordo che l’attuale papa, quando era Cardinale,  in una intervista al giornalista cattolico Messori, ha dichiarato che l’eventuale ricezione del teilhardismo sconvolgerebbe alla radice il messaggio cristiano. Nulla di più falso; evidentemente Ratzinger non ha  letto con attenzione  le opere di Teilhard. N.d.r.).  Vorrei invitare “questi cattolici”  a fare di meglio; invece di criticare un pensiero globale partendo da una singola frase,  farsi carico, come ha fatto Pierre Teilhard de Chardin, a “vedere”  le “percezioni” segrete del pensiero moderno; quello che nasce e vive dalle profondità della materia fino alle vette del sapere umano e ad uscire finalmente dalle gabbie intellettuali che si sono create, intorno a noi, da  scienziati,   filosofi e  teologi.   Teilhard, rispetto a noi, e malgrado molte lacune, raggiunge obiettività, grandezza e qualità  eminenti.
La mediocrità personale di tanti cattolici, soprattutto sacerdoti, non limita affatto la generosità di spirito del gesuita; ma il suo spirito, come afferma Rabut,  è stato isterilito da pregiudizi, risentimenti, posizioni effettive anguste e preconcette , scelte meschine di tanti suoi confratelli e fratelli in Cristo (vedi gli articoli a suo tempo scritti sulla Rivista del Clero e su Divinitas, da monsignori, da sacerdoti e da teologi che non aveva affatto letto le oper di Teilhard, ma solo quella all’epoca pubblicata (il Fenomeno umano) per l’ostracismo delinquenziale dell’allora S: Uffizio.





Teilhard era  un curioso per natura e si interessava  a tutti gli aspetti della Vita intorno a se. Egli ha una larghezza di vedute,  che possiamo chiamare senza tema di smentita  “olistica”, non solo nel campo delle scienze che “guardano” l’universo, ma all’impegno degli uomini, alle loro aspirazioni e alla vita profonda dello spirito..
La sua competenza scientifica era largamente riconosciuta.
Come sapete Teilhard de Chardin morì il  10 aprile 1955 nella città più cosmopolita del mondo: New York. Lui, amico di tutti gli uomini,  che per colpa della “sua Chiesa” aveva vissuto in esilio in Cina per  decine di anni , moriva solo  accompagnato nell’ultima messa e al cimitero da pochissime persone. Lui, un uomo stimato ed apprezzato in tutto il mondo accademico e scientifico, andava, con un funerale di terza classe verso un piccolissimo cimitero nella valle dell’Hudson, nella provincia di New York. (ndr: a questo proposito si legga lo studio di Fabio Mantovani, sul sito http://www.biosferanoosfera.it  dal titolo : Da Piltdown a Polgherspee: solitudine di Teilhard de Chardin .)
Contrariamente a quanto sovente accade la vera nascita dell’opera di Teilhard nasce con la sua morte.  Centinaia di pagine dattiloscritte e manoscritte su problemi non solo scientifici, ma filosofici, teologici e mistici emergono dalla clandestinità voluta da santa madre Chiesa e si diffondono rapidamente in tutto il mondo scientifico, religioso e non.
In un breve arco di tempo il pensiero di padre Teilhard diffondendosi ha largamente permeato il pensiero moderno.
Il grande pubblico non conosce l’opera scientifica di Teilhard  (sono undici i volumi che raccolgono il materiale propriamente scientifico scritto dal gesuita, ma ha scoperto con entusiasmo la parte teologica, filosofica e mistica.
Dicevamo che la sua competenza scientifica era apprezzata in tutto il mondo.
Ecco che cosa scrive lo scienziato E Bonè nella Revue des questions scientifique, Lovanio, nel numero del 20 gennaio 1956:
“ Il dodici aprile scorso il Congresso internazionale di Paleontologia riunito a Parigi, aveva ascoltato la giustificazione dell’assenza di Pierre Teilhard de Chardin ( la giustificazione vera era quella che la  Chiesa cattolica aveva proibito a Teilhard di andare al Congresso:  dopo l’interdizione all’insegnamento, dopo la proibizione di scrivere testi e studi di teologia e filosofia, gli toglieva anche la possibilità di lavorare nel campo della scienza. Meno male che era un sacerdote, altrimenti::: n.d.r.).
I congressisti passarono dal rincrescimento alla costernazione quando, verso la fine del pomeriggio, appresero che Padre Teilhard era stato inaspettatamente colpito da una embolia che lo aveva stroncato a New York la sera del giorno di Pasqua ( ricordiamo che Teilhard, alcuni giorni prima aveva confidato ad alcuni amici, tra cui Leroy, scienziato suo amico, di aver chiesto al Signore di poter morire il giorno di Pasqua, il giorno in cui la Resurrezione,  di quel  Cristo che lui tanto amava, avrebbe irradiato e incendiato tutto il creato n.d.r.).
Così il loro eminente collega e grande amico non era solo assente da quella riunione, ma non era più di questo mondo e mai più sarebbe stato dei loro.
Teilhard de Chardin fu un autentico scienziato, amorosamente dedito con passione e rigore tecnico insieme, ai segreti della Terra e della Vita  La sua competenza era reale ed estesa, enorme la sua esperienza, intuitivo e sfumato il suo giudizio, forte la sua autorità.  Ricordo che nel 1948, al Congresso internazionale di zoologia di Parigi, a più riprese,  all’evocazione di questo o quel problema delicato di paleontologia, gli scienziati li riuniti da tutti gli angoli della terra, si volgevano con rispetto verso il grande gesuita: “ Che ne pensa Teilhard ?”.
La sua  “presenza” nel mondo scientifico, la sua autorità professionale, la sua competenza tecnica, da una parte,  e la sua amicizia diretta e largamente offerta, dall’altra, e insieme la sua fede limpida e integrale, dovevano per forza fare colpo. Egli ha contribuito ad aiutare tutta una generazione, minata dallo scientismo, a prestare ascolto al messaggio della fede”.
Nella sua vasta opera Teilhard de Chardin ci ha indicato alcuni punti da dove partire per andare oltre lui e il suo pensiero.
Egli ci ha indicato i punti salienti del valore spirituale della scienza; è questo un argomento che ci interessa particolarmente e tocca a noi colmare le lacune del pensiero teilhardiano. D’altronde è lui stesso che dichiara che il suo pensiero non può restare immobile: “…gettatemi nelle fondamenta di ciò che cresce… ha dichiarato Teilhard.  Ed essendo un pensiero vivo deve migliorare. Per questo incarica noi di condurlo verso il suo compimento.

Ho sempre vissuto in avanti…

.La vita di Teilhard de Chardin è sempre stata vissuta secondo questa convinzione e questo è anche il senso del messaggio che Teilhard propone al nostro tempo.
Egli sentiva come ogni altro uomo la tragedia del mondo  moderno, la pericolosità dell’individualismo esasperato, la violenza e la sopraffazione dell’uomo sul creato.
Ma in ogni circostanza egli rimaneva l’uomo dell’in avanti e dell’in alto.  Nessuno meglio di lui ha avuto fiducia  nell’uome e nel mondo indirizzandoli a Dio.. 
 Per chi ha letto e meditato il messaggio teilhardiano non sarà sfuggita  la grande interiorità spirituale e nello stesso tempo non saranno sfuggiti gli impegni umani più radicali per realizzare l’Umanità
Il messaggio di Teilhard ha una tale densità di significato che non lascia indifferenti nessuno di coloro che cercano, si interrogano e che sono alle prese con le molteplici mutazioni culturali e sociali di questi nostri tempi.
Per accedere ad una nuova interpretazione e realizzazione del mondo sono molte le ricerche, che a tutti i livelli, pur nella diversità, si muovono in questo senso.
E in questo movimento che interessa lo sviluppo dell’umanità la voglia di vivere, la volontà di pace, la ricerca della fratellanza e lo sviluppo della solidarietà non vengono spazzate via dal permanere nel mondo di venti di violenza, di sopraffazione, di razzismo, di guerra, di morte.
E’ utile però che di fronte alle sfide contemporanee il pensiero dell’uomo si deve conciliare  il dinamismo creativo con la meditazione, la parola con il silenzio, la tecnica con l’arte, la crescita nel vivere  con  l’essere (Andrè Dupleix).
E’ questo il vero spazio conquistato da Teilhard a condizione che non venga imposto ma maturato, attraverso le sue parole,  dentro le menti e i cuori inquieti dell’uomo moderno.  Ed è attraverso questo spazio vissuto profondamente che il pensiero del gesuita diventa credibile nell’ambito della fede, dell’azione e della riflessione.
La credibilità di Teilhard viene dalla serietà della sua ricerca globale, priva di qualsiasi “a priori” che mettono veti e restrizioni, soprattutto nel campo della teologia. Per Lui ha contato il Mondo, per il quale si è misurato nella sua complessità e non ha mai avuto paura di confrontarsi. Nella sua vita Teilhard ha molto sofferto, fisicamente e psicologicamente, ma  si è  sempre rivolto ai suoi contemporanei con pensieri profondi riguardanti la Terra, l’Uomo, la Materia, Dio.
E la credibilità di Teilhard viene anche dalla sua profonda onestà spirituale scevra da mode, da tradizioni, da schemi preconcetti.  E’ questa credibilità che lo fa testimone di un cristianesimo maturo e di avvenire che si interfaccia completamente al tempo moderno.
L’Uomo moderno non si sente più costretto da gabbie intellettuali ed  esce oggi dai sentieri battuti e dalle idee preconcette e denuncia il linguaggio astratto e le sterilità del passato, soprattutto nel messaggio cristiano declamato dai pulpiti delle Chiese, che non sono più aderenti alla crescita “in alto” e “in avanti” dell’Umanità, ma neppure  alla dinamica del Vangelo e agli sviluppi della Rivelazione divina.
In questa crisi spirituale dell’Uomo moderno, che si allontana sempre più dal messaggio cristiano, e qui la paura della Chiesa si fa  palpabile,  Teilhard,  pur con i suoi limiti, si  pone, razza eccezionale di pensatore, come modello spirituale delle nuove generazioni per illustrare e far scoprire, in tutto il Creato,  la grandezza e la bellezza di Dio.
A quando la riscoperta ufficiale  di Teilhard de Chardin da parte della Chiesa?
Giovanni Fois


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