PER UN’ECOLOGIA ALTERNATIVA
Riflessioni sul pensiero di P. Teilhard de Chardin
di Aurelio Rizzacasa
L’attuale stato della natura pone a rischio tanto la sopravvivenza del mondo quanto la sopravvivenza dell’uomo. Ma la responsabilità di questa situazione precaria, posta alle soglie di una eventuale catastrofe senza ritorno, è propria dell’uomo che, attraverso il tempo, ha provocato, in uno sfruttamento senza limiti del mondo naturale, le condizioni del "terricidio".
Di fronte a tale situazione gli ecologisti, di solito, auspicano uno sviluppo sostenibile della civiltà umana capace di invertire la tendenza in corso nell’utopia di ripristinare, attraverso il limite e la rinuncia, le condizioni della natura primigenia. Si tratterebbe, cioè, di operare con un rispetto del mondo condotto alla luce di un primitivismo di ritorno, collocabile all’interno dell’odierna civiltà.
E’ evidente che le due situazioni, quella della catastrofe imminente e quella del ritorno alle origini, non sono fra loro soltanto contraddittorie ma rappresentano, inoltre, gli estremi di due utopie: l’una negativa in senso apocalittico, l’altra positiva nella direzione del recupero di un "paradiso perduto".
La nostra proposta, invece, va nella direzione di cercare le condizioni per una possibile ecologia alternativa capace di programmare, mediante la scienza e la tecnica, uno "sviluppo sostenibile" della civiltà umana che si ponga il problema della tutela e della conservazione dell’ambiente nonché delle energie naturali. Si tratta cioè di progettare l’utilizzazione dei serbatoi naturali del pianeta, in modo da tenere conto della necessaria integrazione dell’uomo con il mondo, in un rapporto attivo tra gli individui e l’ambiente in cui il futuro dipende dall’equilibrio dell’intero sistema ecologico del quale ovviamente l’uomo è parte integrante.
In questa situazione, possiamo trarre ispirazione dalla metafora biblica della "natura" da intendersi come "giardino del creato", all’interno della quale l’uomo, signore dell’universo, venga considerato come " l’operaio" della terra nonché il coltivatore di un giardino a lui affidato in custodia da Dio, perché sia capace di valorizzare e continuare l’opera creativa di Dio stesso. In questo quadro, allora, la storia e la presenza, in essa, del male come condizione ineludibile della condizione umana, rappresenterebbe l’itinerario che dalla caduta iniziale giunge fino alla salvezza finale. In tal caso, il paradiso perduto e le sofferenze che accompagnano l’avventura delle civiltà fino al recupero escatologico del paradiso finale, troverebbero accomunato l’uomo all’universo in un unico destino di sofferenza e di salvezza.
Questa situazione sinteticamente descritta, con una evidente allusione ai contesti biblici della Genesi e dell’Apocalisse, potrebbe costituire il momento etico-valoriale capace di ispirare la condotta dell’uomo in una specie di ecologia alternativa, nella quale l’intelligenza e la libertà dell’uomo stesso, con l’ausilio della scienza e della tecnica, vengano messe a servizio della sopravvivenza, nonché di uno sviluppo equilibrato, del mondo ai fini di un futuro di miglioramento della natura e della qualità della vita per l’intera specie umana sul pianeta Terra.
La situazione descritta trova le condizioni ontologico-speculative, in base alle quali sostenere l’ipotesi del "miglioramento morale" dell’uomo, anche in sede filosofico-teologica, mediante le ipotesi di alcuni autori significativi del Novecento. Si pensi ad esempio ad H. Jonas, con il suo Il principio responsabilità, nonché a P. Teilhard de Chardin, con il suo Fenomeno umano. E’ chiaro che i riferimenti a tali autori, nonché alla loro opera principale, assumono, in questo quadro, un valore emblematico meramente esemplificativo, in quanto il discorso comprenderebbe altre filosofie e altri studi che, in questa sede, non è possibile riferire per l’esiguo spazio a nostra disposizione.
Se ci riferiamo più espressamente alla posizione filosofica di H. Jonas, troviamo che le condizioni precarie della sopravvivenza dell’uomo e del nostro pianeta, in questo tempo di negatività e di catastrofi, determinano una inversione di tendenza dell’etica tradizionale, all’interno della quale emerge appunto il "principio responsabilità", inteso quale consapevole "atto di libertà" dell’uomo che, nei suoi limiti ma anche nelle sue potenzialità creative, si fa carico di se stesso, della propria condizione, della situazione della natura, utilizzando proprio quella scienza e quella tecnica, che ha finora sfruttato e distrutto il mondo, per ricostruire le possibilità di un mondo migliore aperto ad un futuro di sopravvivenza della realtà naturale e della civiltà umana.
Se ci rivolgiamo, invece, a P. Teilhard de Chardin, troviamo che proprio il quadro evolutivo dell’universo, progressivamente ordinato nelle successive fasi della litosfera, della biosfera e della noosfera, determina le condizioni per un orientamento ottimistico dello sviluppo del reale verso una spiritualizzazione religiosamente cristocentrica che vede, appunto, nell’incarnazione di Dio nella storia, "l’alfa" e "l’omega" dell’intero creato. In questo quadro allora, l’uomo si colloca in una situazione nella quale i suoi stessi principi della morale si evolvono adeguandosi alle condizioni della sua sopravvivenza; infatti, così come c’è stato il tempo degli egoismi, dello sfruttamento, della competizione e dell’eccesso di produzione, ci saranno i tempi di una spiritualizzazione crescente in cui l’uomo diverrà finalmente capace di accomunarsi ai suoi simili, di proteggere la natura e di aprirsi, mediante l’amore, ad un avanzamento spirituale verso Dio. Qui, allora, la catastrofe viene assunta al ruolo di un grande rischio e di un grande pericolo; ma il "supplemento d’anima", che potrà nascere nella spiritualità umana, permetterà all’uomo stesso di farsi carico della salvezza della natura, insieme alla sua salvezza, proprio attraverso la scienza e la tecnica che costituiscono le sue effettive possibilità di incidere costruttivamente sul destino del reale.
E’ evidente allora, già da questi riferimenti sintetici a due dottrine significative del nostro tempo, come il problema ecologico non imponga alla storia un regresso impossibile delle condizioni della civiltà umana, bensì proponga un avanzamento più intelligente della civiltà medesima nel quale l’uomo, attraverso una ecologia alternativa, possa compiere un vero e proprio salto di qualità. Solo in tal modo egli riuscirà a migliore se stesso, operando nel mondo attraverso la scienza e la tecnica che sono, in definitiva, i prodotti più elevati della sua cultura e del perfezionamento della sua intelligenza creativa.
(articolo pubblicato sul sito http://www.mail-archive.com a cura del Circolo vegetariano di Calcata)
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