la scienza e cristo
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Lungi da me, amici miei, il pensiero di dedurre i dogmi cristiani dal solo esame delle proprietà scoperte dalla nostra ragione nella struttura del Mondo. Cristo, diciamolo, è la pienezza, il principio sintetico dell’Universo: Egli è dunque qualche cosa di più di tutti gli elementi di questo mondo presi insieme, cioè non si può dedurlo da essi, nonostante essi tendano a Lui.
Ciò che è legittimo e corroborante, ciò che noi ci accingiamo a fare, è constatare quanto la visione cristiana sia in grado di rispondere armoniosamente a ciò che noi cerchiamo. La Scienza, l’abbiamo visto, attraverso l’impotenza stessa del suo sforzo analitico, ci ha insegnato che doveva esserci nella direzione in cui le cose si complicano nell’unità, un Centro supremo di convergenza e di Consistenza, in cui tutto si lega, e grazie al quale tutto si regge. Rallegriamoci (il termine non è troppo forte) osservando come Gesù Cristo, con la sua morale più fondamentale e con i suoi attributi più sicuri, viene mirabilmente a colmare questo posto vuoto segnato dall’attesa di tutta la Natura.
Gesù predica la purezza, la carità, l’abnegazione. Ma qual è l’effetto specifico della purezza, se non la concentrazione e la sublimazione delle molteplici potenze dell’anima, l’unificazione dell’Uomo in sè ? – A sua volta, che cosa opera la carità, se non la fusione di molteplici individui in un solo corpo e in una sola anima, l’unificazione degli Uomini tra di loro? - Che cosa rappresenta infine l’abnegazione cristiana, se non il decentramento di ogni Uomo in favore di un Essere più perfetto e più amato, l’unificazione di tutto in uno?
E ora chiediamoci, Cristo stesso chi è? Aprite le scritture nei passaggi più solenni e autentici. Interrogate la Chiesa nelle sue convinzioni più essenziali. Voi imparerete ciò: Cristo non è un accessorio in più aggiunto al Mondo, un ornamento, un re come lo consideriamo, un proprietario. Egli è l'alfa e l'omega, il principio e la fine, la pietra delle fondamenta e la chiave di volta, la Pienezza e colui che sazia. È colui che dona consistenza ad ogni cosa e la conduce a compimento. Verso lui e attraverso lui, Vita e Luce interiore del Mondo, si attua, nel pianto e nella fatica, l'universale convergenza di tutto lo spirito creato. Egli è il Centro unico, prezioso e consistente, che sfavilla alla sommità del Mondo in via di realizzazione, proprio in direzione opposta a quelle regioni oscure, infinitamente decrescenti, verso cui si avventura la Scienza , quando scende lungo le strade della Materia del Passato.
Di fronte a questa armonia profonda che, ai nostri occhi di cristiani, allaccia e subordina la zona del multiplo e quella dell'unità, l'ambito essenzialmente analitico della Scienza e quello, ultra-sintetico, della Religione, mi sembra, amici miei, che da questo troppo lungo discorso possiamo trarre le seguenti conclusioni:
1) Prima di tutto, noi cristiani non dobbiamo avere paura o scandalizzarci a torto dei risultati della ricerca scientifica, sia in fisica, sia in biologia, sia in storia. Certi cattolici sono sconcertati quando si giunge a dimostrar loro, — o che le leggi della Provvidenza si riducono a determinismi e al caso, — o che sotto i nostri poteri più spirituali si nascondono delle costruzioni materiali assai complesse, — o che la religione cristiana si radica in uno sviluppo religioso naturale della coscienza umana, — o che il corpo umano presuppone una serie immensa di probabili sviluppi organici. Questi cattolici negano i fatti, oppure se ne spaventano. Tutto ciò è un grave pregiudizio. Le analisi della Scienza e della Storia sono molto spesso esatte; ma non tolgono assolutamente niente all'onnipotenza divina, né alla spiritualità dell'anima, né al carattere soprannaturale del Cristianesimo, né alla superiorità dell'Uomo sugli animali. La Provvidenza , l'anima, la vita divina, sono realtà sintetiche. Essendo la loro funzione quella di «unificare», esse presuppongono, al di fuori e al di sotto di esse, un sistema di elementi: ma questi elementi non le costituiscono, al contrario attendono da esse la loro «animazione».
2) La Scienza con le sue analisi non deve dunque turbare la nostra Fede. Essa deve piuttosto aiutarci a meglio conoscere, comprendere ed apprezzare Dio. Da parte mia sono convinto che non ci sia per la vita religiosa nutrimento naturale più potente del contatto con le realtà scientifiche ben comprese. L'uomo che vive abitualmente in compagnia degli elementi di questo mondo, l'uomo che personalmente sperimenta la schiacciante immensità delle cose e la loro miserabile dissociazione, - quegli, ne sono certo, assume una coscienza più acuta di chiunque altro, sia dell'immenso bisogno di unità che spinge l'Universo sempre più in avanti, sia dell'avvenire inaudito che gli è riservato. Nessuno come l'Uomo chino sulla Materia comprende quanto Cristo, grazie alla sua Incarnazione, sia interno al Mondo, radicato nel Mondo fin nel cuore del più piccolo atomo. Abbiamo paragonato la struttura dell'Universo a quella di un cono: solo colui che ha dapprima misurato la larghezza e la potenza della base apprezza bene la ricchezza inclusa nella sommità del cono.
3) Di conseguenza, — è vano ed ingiusto porre in opposizione la Scienza e Cristo, o separarli come due ambiti estranei l'uno all'altro. La Scienza , da sola, non può scoprire Cristo, — ma Cristo colma i vuoti che alla scuola della Scienza nascono nel nostro cuore. Il ciclo che fa scendere l'Uomo fin nelle viscere della Materia in pieno Multiplo, per risalire di là, fino al centro dell'unificazione spirituale, è un ciclo naturale . Si potrebbe dire che è un ciclo divino , perché è stato dapprincipio seguito da Colui che ha dovuto «discendere agli inferi» prima di elevarsi fino ai cieli, allo scopo di colmare tutte le cose. «Quis ascendit nisi qui descendit prius, ut impleret omnia»? (Efesini IV, 9-12)
Conferenza tenuta a Parigi il 27 febbraio 1921
(tratto da: Scienza e Cristo ovvero analisi e sintesi – Osservazioni su come lo studio scientifico della materia possa e debba servire ad elevarsi fino al centro Divino.
in Teilhard de Chardin LA SCIENZA DI FRONTE A CRISTO, Gabrielli Editore 2002, pag.61
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