mercoledì 10 ottobre 2012

IL TESTAMENTO DI TEILHARD DE CHARDIN


Forse non tutti gli estimatori del pensiero e dell’opera di Pierre Teilhard de Chardin s.j. conoscono il pericolo corso, alla fine del 1949,  dagli scritti del gesuita e il merito che  tanti “veri amici” del religioso  ebbero per averli salvati.
In questa breve nota voglio esplicitarvi la situazione che si era creata intorno alla figura di Teilhard e il pericolo che la sua opera fosse per sempre “archiviata” dalle forze più conservatrici della Compagnia  di Gesù  e del Magistero cattolico.
Tutti sappiamo delle  ostilità,  che ancora oggi sussistono, del Magistero cattolico verso il pensiero e l’opera di  questo grande del pensiero scientifico e religioso ed è per questo che noi cattolici dobbiamo attivare una nuova attenzione verso la sua persona e verso la sua opera  che è doverosa e urgente.
Perché,Teilhard, rappresenta,  oggi più che mai, un faro per riportare la Chiesa al Mondo moderno e per dare ai cattolici nuova linfa per la loro azione nell’evoluzione dell’Umanità.
Scrive Fabio Mantovani nel suo prezioso Dizionario elle opere di Teilhard de Chardin (Gabrielli Editori, 2006):
“ Le riflessioni teilhardiane concorrono a provocare quel “salto mentale”… che costituisce in fin dei conti la caratteristica principale dell’uomo effettivamente moderno.  Esse non formano un sistema di pensiero fisso e chiuso, ma aprono delle prospettive, in molteplici direzioni, che occorre soltanto “vedere”…
E’ unanimemente riconosciuta la ricchezza spirituale che può essere attinta dai suoi scritti, in specie da L’Ambiente divino, uno dei testi più rilevanti del cristianesimo moderno.
…l’acquisizione del suo punto di vista crea armonia e reciproco sostegno fra ragione e fede, fra “ l’in avanti” e “ l’in alto”, con il risultato che la vita interiore del cristiano diventa finalmente unificata  e il Cristo Universale ne occupa il centro”
.Gli ultimi  anni della vita di Teilhard de Chardin, hanno visto le forze conservatrici della Chiesa fare di tutto  per non rendere pubblici  tutti  gli scritti, soprattutto quelli religiosi, teologici e mistici. Ma il pensiero di Teilhard  entusiasmava tanti studenti, religiosi, e laici e per questo circolavano segretamente, da anni. I suoi  testi manoscritti.
 Non è superfluo sottolineare che Teilhard era stato allontanato, per le sue idee,  dall’insegnamento di materie religiose, che gli era stato imposto di lasciare la cattedra presso l’Istituto Cattolico di Parigi, mandato in esilio in Cina, allontanato dall’Europa intellettuale  e sottoposto ad un asfissiante controllo.
Teilhard non  aveva avuto nella sua vita di sacerdote e di scienziato  la possibilità di confrontare certe sue intuizioni e  concezioni, soprattutto nell’ambito dei rapporti tra religione e scienza , con altri teologi e filosofi  e fu  obbligato a  non pubblicare i suoi scritti,  perché non conformi ai dettami della Chiesa ufficiale.
Nel 1949 l’ultimo atto della mortificazione personale : il generale dei gesuiti, che aveva per lui una discreta simpatia, lo informò che ancora una volta i suoi scritti non avevano superato  la censura e che in particolare non potevano essere pubblicati: L’Ambiente divino, Il  Fenomeno umano e una versione riveduta e corretta di quest’ultimo, intitolato  Il posto dell’uomo nella natura.
E’ fra la  fine del 1949 e l’inizio del 1950 che il “fuoco di sbarramento” culturale, religioso e personale si  scatenò contro Teilhard. Scesero in campo teologi conservatori e scienziati antievoluzionisti per  sostenere che il pensiero del sacerdote scienziato era solo frutto di una “visione” molto bella poeticamente ma senza base scientifica e  teologica.
Senza tener conto che Teilhard si considerava scienziato dell’evoluzione  e aveva più volte sottolineato che non  riteneva di essere un teologo e un filosofo, ma solo uno che studiando “il passato vedeva l’avvenire”: per questo poneva problemi e domande ai teologi e ai filosofi i quali ben si guardavano dal rispondere.
Abbiamo detto in altri post che Teilhard, con il suo pensiero aveva abbattuto tutte le barriere innalzate dalle varie discipline per mantenere i loro “orticelli”  e li aveva invitati a “vedere oltre e in senso olistico”.
Intanto veniva pubblicata ( nel 1950) l’Enciclica Humani Generis con la quale  Pio XII  condannava varie tendenze  devianti della scienza,  comprese alcune idee attribuite a Teilhard . Per questo e per altri motivi i   suoi superiori lo esiliarono ancora  una volta,  al di fuori dell’Europa, negli Stati Uniti.
Queste forze ciecamente conservatrici non contente di aver condannato  Teilhard ad una nuova quarantena , impedendogli molte volte anche di parlare di scienza, stavano ammassando nuvole dense  sopra la sua testa. Egli era  debilitato da alcune malattie precedenti e fortemente amareggiato di non poter pubblicare le sue opere. Inoltre, la   fedeltà alla Chiesa e alla Compagnia di Gesù non gli  permettevano  di comprendere che cosa gli stava capitando.  Ma i suoi amici  avevano  intuito che la Chiesa non avrebbe mai permesso la pubblicazione dei suoi lavori e che dopo la sua morte li  avrebbe affossati  per sempre.
La questione della salvaguardia degli scritti era diventata urgente  tanto che  il Direttore de Museo dell’Uomo di Parigi, Paul Rivet consigliò a Teilhard di raccogliere tutti i suoi scritti e di metterli rapidamente in un luogo sicuro fino a quando si sarebbero potuti pubblicare.
Ma Teilhard, sacerdote obbediente,  rimase titubante di fronte a questa pressante proposta,  perché avrebbe dovuto  contraddire la Compagnia di Gesù, alla quale aveva  promesso l’impegno di lasciare tutti i suoi beni.
Per superare questa titubanza e questa difficoltà di Teilhard,  Padre Jouve, teologo e amico  si rivolse a Padre  Tesson, uno specialista di diritto canonico, il quale rilevò che tale impegno si applicava ai soli beni materiali e non alla produzione intellettuale.
I canonisti, secondo Padre Tessot  avevano due opinioni diverse, entrambi attendibili, circa la possibilità o meno che un membro dell’Ordine religioso, avendo fatto voto di povertà,  non poteva quindi dare o ricevere beni materiali; poteva però trasmettere ad altri idee e manoscritti.






Padre Tessot consigliò allora a  Teilhard di seguire l’interpretazione a lui più favorevole e di fare testamento lasciando tutti i suoi scritti ad una persona di fiducia estranea all’Ordine, la quale si sarebbe occupata in tempi successivi della loro pubblicazione.
Teilhard raccolse tutto ciò che aveva scritto di natura filosofica e religiosa  e  depositò tutto il materiale a casa della sua segretaria Jeanne Mortier a Parigi.
Poi su carta intestata ETUDES ( la rivista dei gesuiti francesi)  stilò uno scritto- testamento (se cliccate sulla foto all’inizio del post vi si aprirà il testo del documento) in cui lasciava a lei tutto il materiale non strettamente scientifico, con la speranza di vederlo pubblicato in seguito.
Jeanne Mortier capì subito l’importanza di questo atto e accettò il lascito di Teilhard  rassicurandolo che avrebbe fatto di  tutto per pubblicare  i  suoi scritti non puramente scientifici.
Allo scopo di rendere più efficace il testamento , Teilhard, citò nello scritto, come garanti,  altri tre suoi amici:  Francesco Richaud, Jean Piveteau e Andrè Gorge.
Come c’era da aspettarsi, dopo la morte di Teilhard, la sua famiglia spalleggiata dalla Compagnia di Gesù, contestò il testamento autografo,  tentando  con tutti i mezzi di invalidarlo  e cercando  di riavere indietro tutti gli scritti,  da consegnare alla Compagnia di Gesù, che  avrebbe stabilito unilateralmente l’opportunità o meno di pubblicare solo quello che era utile alla Chiesa. ( e cioè niente!!!) Era questo l’atto iniziale per l’ affossamento definitivo dell’opera e  del pensiero  di Teilhard de Chardn: ma per nostra immensa fortuna la  diatriba  fini positivamente  e noi possiamo oggi nutrirci di un pensiero, che capito fino in fondo può cambiare la nostra vita.
Con questo testamento , Jeanne Mortier insieme ad una vasta schiera di amici ed estimatori di Teilhard diede vita ad una Fondazione con sede a Parigi per mantenere viva l’opera di Teilhard  e per dare la possibilità  al mondo culturale, scientifico, religioso e teologico di scoprire un pensiero  eccezionale e di leggere finalmente  tutti gli scritti di Teilhard senza  censure  preventive dell’autorità ecclesiastica
A partire dal 1955 e negli anni successivi,  a cura della Fondazione,  furono pubblicati in tredici volumi  tutti i suoi scritti religiosi, teologici e filosofici  più una parte consistente dell’epistolario,   così come i suoi scritti di carattere scientifico sono stati tutti pubblicati in un’opera di undici volumi editi in lingua tedesca.
Nella battaglia giudiziaria intorno alla volontà di Teilhard molti scritti, note, epistolari, rimasero nelle mani della Compagnia di Gesù  ancora oggi sconosciuti e senza la prospettiva di essere pubblicati  .  Per paura di che cosa ? Perché tutto questo ostracismo verso Teilhard , a oltre cinquant’anni dalla morte,  è ancora presente all’interno della Chiesa ufficiale? Il “Gesuita proibito” lo aveva chiamato Giancarlo Vigorelli. Proibito perché ? La Chiesa ufficiale ha rivalutato Rosmini, sta rivalutando Giordano Bruno, ha ripreso a parlare di Galileo Galilei ed ha permesso che la salma di Copernico venisse tumulata in una chiesa in Polonia mentre Teilhard rimane abbandonato in un povero cimitero alla periferia di New York, che a quanto risulta potrebbe essere altrimenti utilizzato da una Scuola culinaria americana: sì, avete capito bene, Scuola culinaria!
Gli ultimo Papi hanno chiesto perdono per tutte le malefatte compiute nel nome del Signore: perché proprio Teilhard de Chardin , che pur di malefatte da parte della  Chiesa ne ha avute tante, deve  ancora rimanere nell’oblio?
Quell’ atto unilaterale di Teilhard fece arrabbiare molto la famiglia e  i responsabili dalla Compagnia che (per dispetto, penso io)  pur possedendo tanto altro  materiale scritto da Teilhard (come abbiamo accennato: note, studi sul futuro della Chiesa e della religione, lettere ; sembrerebbe che nello studio di Teilhard a New York siano state trovate delle lettere indirizzate ai suoi superiori in cui il Gesuita,  con la correttezza che lo contraddistingueva, non risparmiava critiche alla Compagnia per non averlo difeso dal conservatorismo romano e per non avergli permesso la divulgazione  delle sue opere) non ne permettono, ancora oggi,  la pubblicazione. 
Le  persone che circondavano Teilhard negli ultimi tempi  avevano  capito che la salvezza degli scritti di Teilhard rispondeva ad una esigenza non solo dei cattolici, ma dell’uomo, cittadino del mondo:  ne fa testo, grazie a Jeanne Mortier e agli amici di Teilhard  la rapida diffusione del suo pensiero e la grande incidenza che ebbe, ma che ha ancora oggi, sulla cultura in senso lato.
Arnold Toynbee, grande storico, lo definì uno dei grandi del pensiero moderno.

Giovanni Fois
Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo - Roma

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