lunedì 29 ottobre 2012

L'evoluzione umana secondo Teilhard de Chardin

                                             Aurelio Penna



 Se vi è per l'umanità un ambito nel quale tutto dovrebbe risultare immutabile, tale è, almeno a prima vista, quello della religione. Qui infatti l'uomo si trova al cospetto delle realtà ultime, metafisiche, trascendenti, che, proprio per questo, dovrebbero rappresentare un punto fermo, assoluto, fuori dalla storia e quindi dalle mutazioni.
Invece è proprio sul terreno religioso che si assiste alle più macroscopiche e pervasive forme di evoluzione. Ciò accade a vari livelli: teologico, strutturale, personale. Un esempio del primo lo troviamo nella Bibbia, che è un insieme eterogeneo di varie decine di libri, scritti da autori diversi nell'arco di circa 1200 anni. In essa è possibile rilevare significative evoluzioni del pensiero teologico, a proposito della stessa concezione di Dio, dell'uomo, come pure del destino di questi dopo la morte. Un esempio di evoluzione strutturale lo rileviamo dalle varie espressioni con le quali si è concretizzato il cristianesimo, dal cattolicesimo all'ortodossia, al protestantesimo, con mutamenti sostanziali nella concezione dell'autorità e della natura della Chiesa stessa.
Un principio evolutivo è poi reperibile in modo palese nelle micro storie dei singoli credenti. Pensiamo al Buddhismo, nel quale l'uomo, attraverso una successione di reincarnazioni, giunge a concludere la propria parabola nel nirvana. Pensiamo in genere a tutte le religioni, nelle quali la dimensione del misticismo apre le porte ad un progressivo affinarsi della spiritualità dell'individuo, che nei casi estremi giunge a svaporare nell'infinitudine del Tutto.
Una delle teorizzazioni più audaci e suggestive del principio dell'evoluzione applicata alla realtà universale e all'uomo in particolare è quella dovuta a Pierre Teilhard de Chardin. Francese gesuita, vissuto tra il 1881 e il 1955, Teilhard de Chardin fu scienziato (geologo e paleontologo), filosofo e teologo di grande rilievo, pensatore di straordinaria ampiezza e originalità, volto a riconciliare il principio dell'evoluzione con la fede cristiana e insieme a restituire all'uomo una concreta speranza nel futuro. Il suo pensiero, certamente assai innovativo e sovvertitore rispetto alla tradizione cristiana, suscitò una dura e sospettosa reazione da parte del Vaticano e la censura ecclesiastica gli inibì sempre di pubblicare quegli scritti nei quali tenta di reinterpretare il cristianesimo in termini di cultura moderna, presentando una visione originale del cosmo, dell'uomo e del senso della vita, che prende le mosse dalla scienza e propone l 'uomo stesso come chiave e punta qualitativa più alta dell'universo. Nondimeno egli restò sempre fedele e obbediente alla sua chiesa, accettando con disciplina l'esilio culturale che gli fu imposto. I suoi scritti sul significato filosofico e teologico dell'evoluzione e sulla spiritualità cristiana videro la luce, in quindici volumi, solo dopo la morte; le opere più compiute sono Le milieu divin e Le phénomène humain.
Teilhard prende le mosse da una prospettiva evoluzionistica generalizzata e sviluppa il suo pensiero su tre differenti livelli. Al primo livello, scientifico, vi è un processo nel quale la materia, da uno stato di semplicità elementare, si fa complessa in corpi sempre più evoluti, fino all'apparire della vita che, in particolari condizioni, si manifesta per generazione spontanea, sulla terra e forse anche altrove. Il processo è governato dalla legge di complessità -consapevolezza, per cui a strutture organiche sempre più complesse corrisponde una sempre maggiore coscienza di sé, che raggiunge il massimo nell'essere umano, con il pensiero e la facoltà della riflessione, che fa riscontro al massimo di complessità organica, rappresentato dal sistema nervoso e dal cervello. Vi è pertanto una progressione, dalla "cosmogenesi", alla "biogenesi", alla "antropogenesi". Ciò dimostra che l'evoluzione, nell'universo, è direzionale: in un processo di milioni di anni questa ha come meta l'essere umano, con la sua consapevolezza, il suo pensiero, la sua capacità di amare.


Sorge qui spontanea la domanda: questo processo evolutivo direzionale si arresta con l'Homo sapiens oppure è in movimento verso ulteriori mete? Si giunge cosi al secondo livello, quello filosofico. Sembrerebbe illogico pensare che l'evoluzione termini con la creazione di una moltitudine di individui separati, se è vero che la storia del cosmo si manifesta come processo di unificazione. Ecco allora l'affascinante ipotesi di Teilhard, secondo la quale l'evoluzione continua, non più nella sfera della biogenesi, bensì in quella della mente e del pensiero, che egli chiama "noosfera". Le forze evolutive sono ora di natura spirituale, ossia conoscitive ed affettive ("energia amorosa"); esse unificano l'umanità, quasi fossero un sistema nervoso spiritualizzato. Il progresso umano diviene sinonimo di crescita nel1a consapevolezza, la consapevolezza di possedere un destino unitario. Attraverso un ulteriore processo di milioni di anni, la capacità di amore e di unione dovrebbe pervenire ad un punto Omega, fuori del mondo, in cui tutto converge e che fin dalle origini sovrintende il processo stesso. Teilhard tuttavia rifiuta il cieco determinismo: la crescita nella capacità di amore e di unione, infatti, presuppone anche una capacità di rifiutare tutto ciò. In questo modo viene introdotta nel sistema una possibilità di scelta, quindi un'opzione morale: è possibile decidere fra l'immobilismo e il trascendimento dello stato attuale.
In tal modo si perviene al terzo livello, quello teologico, che è poi specificamente cristiano. Teilhard postula una fonte d'amore personale, collocata fuori del processo evolutivo, un assoluto trascendente, capace di attivare l'energia amorosa del mondo e quindi dì condurre l'evoluzione universale al suo compimento. Egli identifica l'Omega dell'evoluzione con il Cristo della rivelazione, il quale è quindi insieme l'Alfa e l'Omega, il principio ed il fine di tutto, il Signore e la speranza dell'universo. In tale contesto, secondo l'autore, assumono piena significanza le espressioni bibliche degli apostoli Giovanni ("tutto trarrò a me") e Paolo ("tutto in tutti").
La fede in Cristo diventa così sorgente di energia inesauribile, che aiuta a compiere la scelta positiva per la "grande opzione" a favore di una collaborazione cosmica.
Il tradizionale e statico concetto biblico di creazione viene dilatato a quello di trasformazione creatrice, mentre si impone un ripensamento della concezione del male (come espressa simbolicamente nel racconto del peccato originale).
Anche la cristologia viene vista in un'ottica nuova; la redenzione non è più tanto un'espiazione sulla croce per le colpe commesse dall'uomo, quanto piuttosto una divinizzazione dell'uomo e del creato.
Il pensiero di Teilhard de Chardin ha indubbiamente sovvertito gran parte della tradizione biblica e cristiana e questo rende comprensibili le resistenze e le ripulse cui ha dato luogo; d'altra parte è anche vero che esso ha esercitato una sensibile influenza sia all'interno della stessa Chiesa cattolica (Concilio Vaticano II, enciclica Populorum progressio), sia in larghi ambienti esterni alle religioni tradizionali. Indubbiamente tra gli aspetti più interessanti della concezione teilhardiana vanno annoverati sia l'unione della storia dell'uomo con quella della natura, sia il concetto di partecipazione attiva da parte dell'umanità all'opera creatrice di Dio.

 
 

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