lunedì 12 novembre 2012

Teilhard, evangelista della buona novella

  La passione di Cristo ha condotto il padre Teilhard de Chardin a farsi «evangelista» di questa Buona Novella: per mezzo di Gesù Cristo, Dio è attivamente presente nel cuore dell'universo, per orientarlo a sé. Questo messaggio che egli avrebbe voluto proclamare sopra i tetti, prima di tutto lo ha interiorizzato durante tutta una vita di fedeltà personale alla sua vocazione di ricercatore. Entrato nel 1899, a 18 anni, nella Compagnia di Gesù, non cessò mai di cercare Dio attraverso ogni verità: nella scienza, nella filosofia e nella teologia A 74 anni, questo innamorato della luce, ebbe la «gioia di chiudere gli occhi» il giorno della Risurrezione (1955).

AZIONE UNIFICANTE DELLA PUREZZA DI CUORE E DELLA CARITA'
                  Teilhard de Chardin

E' puro di cuore l'uomo che ama Dio al di sopra di tutto e sa vedere Dio presente in tutte le cose. Sia che riesca ad elevarsi su ogni cosa creata per giungere quasi a toccare la Divinità, sia che con l'azione affronti il mondo per conquistarlo e perfezionarlo - compito, questo, affidato a ogni uomo - il giusto è sempre, tutto e solo, proteso verso Dio. Per lui le cose hanno perduto la molteplicità superficiale. In ciascuna di esse, secondo le loro qualità e attrattive particolari, è Dio che si offre ad una vera conquista. L'anima pura, per un privilegio che le è connaturale, si muove sul piano di una unità superiore e sconfinata. Come non vedere che grazie a questo contatto essa si unificherà fino alle più intime fibre del suo essere?...
Mentre il peccatore, che si lascia andare in balia delle sue passioni, disperde e dissocia il suo spirito, il santo invece, con un procedimento inverso, sfugge alla complessità degli affetti. Questa infatti è la causa per la quale sussistono negli esseri il ricordo e l'impronta della loro molteplicità originaria. E facendo così egli si spiritualizza. Tutto è Dio per lui, Dio per lui è il tutto e Gesù è insieme il suo Dio e il suo tutto... L'azione specifica della purezza è quella di unificare le potenze interiori dell'anima nell'atto di una passione unica, esclusiva, straordinariamente ricca e intensa. In fondo, l'anima pura è quella che, superando l'attrazione molteplice e dispersiva delle cose, tempra la propria unità (cioè matura la propria spiritualità) nel fuoco della semplicità divina.
Ora l'operazione stessa che la purezza compie nell'intimo dell'individuo, la carità l'attua nell'ambito della collettività delle anime. Si rimane sempre sorpresi (a meno di essere intorpiditi spiritualmente dall'abitudine) quando si vede con quale straordinaria cura, Gesù raccomanda agli uomini di amarsi gli uni gli altri. L'affetto vicendevol-e è il comandamento nuovo del Maestro, i'l carattere distintivo dei suoi discepoli, il segno sicuro della nostra predestinazione, l'opera principale di ogni esistenza umana. Saremo giudicati sulla carità, condannati o giustificati in base ad essa. Cosa vuoi dire dunque quest'insistenza? Se non fosse in gioco nient'altro all'infuori di un interesse filantropico, di una diminuzione della sofferenza nel mondo, di un maggior benessere terreno, come si spiegherebbe la gravità del tono, le promesse e le minacce del Salvatore?... No, la fraternità cristiana non ha solo il compito di riparare le ingiustizie dell'egoismo e mitigare la pena delle ferite inferte dalla malizia degli uomini... La carità, unendo le anime nell'amore le rende capaci di dar vita a una natura più elevata, che deve nascere dalla loro unione. Essa assicura la loro coesione, ne fonde man mano la molteplicità. La carità spiritualizza il mondo.
Purezza, carità. Si potrebbe esser tentati di credere, a volte, che le virtù cristiane sono qualcosa di statico, e che attraverso di esse l'uomo si fa vane illusioni sullo stato della sua coscienza o si sofferma in una compassione sentimentale e sterile. La morale di Gesù sembra timida e insulsa a quelli che propugnano la lotta vigorosa e aggressiva per conquistare le cime verso le quali la vita ascende. Di fatto, invece, nessuno sforzo terrestre è più costruttivo, più progressivo di quello di Cristo. Non sarà la forza orgogliosa, ma la santità evangelica a salvaguardare e proseguire lo sforzo autentico dell'evoluzione.


 Da:  La lutte contre la multitude, in «Écrits du temps de guerre» Edit. Bernard Grasset, Parigi 1965 - pp. 12

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