lunedì 5 novembre 2012

Teilhard  ricordato alla Radiovaticana

  



In occasione del 50.mo della morte di Pierre Teilhard de Chardin s.j.  famoso religioso e scienziato il Radiogiornale della Radio Vaticana ha trasmesso, il giorno 16 ottobre 2004,  una breve Intervista con padre Marc Le Clerc dell’Università Gregoriana-
 
Scienziati, filosofi, teologi, antropologi, economisti si sono riuniti in questi giorni presso la Pontificia Università Gregoriana, a Roma, per ricordare Pierre Teilhard de Chardin, il gesuita francese, geologo e paleontologo, a quasi 50 anni dalla sua morte, avvenuta nel 1955 a New York. “Un mondo in evoluzione: fede, scienza e teologia” è il titolo di questo convegno, che si inserisce in una serie di manifestazioni in diversi Paesi del mondo per celebrare l’importante anniversario. Per tracciare un profilo di Teilhard de Chardin, Debora Donnini ha intervistato padre Marc Le Clerc, professore di filosofia moderna alla Gregoriana:
 
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R. – E’ un grande credente, un religioso sempre fedele alla Compagnia, alla Chiesa. Un uomo mistico, in più un poeta, ma anche un grande scienziato, geologo, paleontologo che ha lavorato tutta la sua vita in questo campo.
 
D. – Qual è stato il fulcro del suo pensiero?
 
R. – Che Cristo è il centro dell’universo, il centro del mondo. Che in Cristo tutte le cose trovano la propria consistenza, come dice Paolo stesso nella Lettera ai Colossesi, ma che se Cristo riprende in sé tutto ciò che c’è, tutto l’universo, deve anche assumere in sé un universo in evoluzione, come lo scopre la scienza del suo tempo. Quindi, da lì il senso di Cristo non soltanto Redentore dell’uomo, ma anche fine, termine e motore di tutta l’evoluzione del cosmo e dell’uomo.
 
D. – E come accolse la Chiesa le sue teorie, e oggi come vengono viste?
 
R. – All’inizio c’era sicuramente un po’ di diffidenza, perché erano molto nuove. Forse, non si vedeva molto bene come conciliare – come voleva fare padre Teilhard – i dati scientifici con i dati tradizionali e teologici della fede cattolica. Poi, a poco a poco, le acque si sono calmate e con il distacco del tempo vediamo molto meglio che il suo tentativo di conciliazione era molto rispettoso, in realtà, della diversità dei piani scientifico, filosofico e teologico.
 
D. – A volte, Teilhard de Chardin è stato accostato – diciamo così – al New Age. Secondo lei, questa non è una lettura giusta?
 
R. – E’ vero che le sue espressioni non sono sempre del tutto precise, e quindi si può capire che alcuni l’abbiano inteso così, perché manca a volte nella sua espressione la precisione tecnica: lui non era né un filosofo di mestiere né un teologo professionista, quindi aveva una visione grande, forte, bella, poetica, ma che bisogna seguire fino in fondo per capire fino a che punto fosse di fatto radicata nella fede della Chiesa. E lì, padre De Lubac ha reso un immenso servizio mostrando questa coerenza e apportando al pensiero di Teilhard a volte la precisione che gli mancava.
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